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L'Oratorio di San Desiderio
La devozione della popolazione di Brusnengo a San Desiderio vescovo ha un’origine molto antica, anteriore alla costruzione dell’omonimo oratorio. Tra le feste del paese, nel 1573, si fa cenno proprio alla festa celebrata in onore di S. Desiderio. Una devozione che si esprimeva in una festa particolare e con una processione. In seguito gli abitanti del cantone Forte costruirono nel 1651 l’attuale oratorio, annidato tra le case. Lo costruirono probabilmente in protezione della temutissima peste che allora serpeggiava in alta Italia.
Gli abitanti del “Cantone Forte” costruirono nel 1651 l'attuale oratorio, annidato tra le case, mentre le statue risalgono al 1704.
L'oratorio si trova allora in ottimo stato, con la volta in mattoni, pavimento, mura intonacate di calce, con altare in mattoni e calce e con un'ancona (pala d'altare) senza alcun ornamento. L'oratorio fin dall'inizio era stato dotato di tutto l'occorrente per celebrare la Messa e le funzioni. Non possedeva né beni né redditi certi, ma dipendeva in tutto dalle elemosine che erano tenute dal priore, che a sua volta doveva renderne conto al parroco. Ogni anno si celebrava con particolare solennità la festa patronale del santo, il 23 maggio, preceduta da una novena. Nel giorno della festa l'oratorio era sempre troppo piccolo rispetto ai numerosi fedeli partecipanti. Allora si affittava il padiglione, una grande tenda che si stendeva dalla facciata a tutta la piazzetta per proteggere la gente dal sole e dar loro l'impressione di essere egualmente in chiesa.
La popolazione del Forte sostenne pure ingenti spese straordinarie: nel 1710 per acquistare una campana, nel 1888 per rifondere un'altra campana e per eseguire diverse riparazioni al tetto e nell'interno.
Tradizione di generosità e di collaborazione che si è sempre mantenuta fino ai nostri giorni. La popolazione locale fece riparare, inoltre, il campanile allorché fu colpito dal fulmine nel 1909 e nel 1937. Nel 1935 con una sottoscrizione fece restaurare tutto l'oratorio che dal 1927 rimaneva chiuso per deplorevoli condizioni. Memoranda fu la vicenda originata per il cambio dell'orologio nel 1868, che ebbe come protagonisti il priore di allora, Paolo Beccaro, ed il signor Giorza, un estroso meccanico-orologiaio.
La chiesa all'interno è ben illuminata da ampie finestre. Nella facciata, ai lati della porta, c'erano due finestrelle ad altezza d'uomo, perché i devoti potessero sostare e pregare guardando nell'interno, essendo sovente la porta chiusa a chiave. Queste finestre sono state murate allorché fu sistemata l'attuale piazzetta con relativa gradinata. Sopra l'altare c'è un quadro raffigurante la Madonna con il Bambino, San Desiderio e una Santa Vergine. Non essendoci sacrestia, i paramenti sono custoditi in un armadio di noce scolpito nel 1692, come risulta da una data scritta nel cassetto sinistro del piano centrale, probabilmente opera degli artisti valsesiani che lavorarono per alcuni anni in questa zona. Le statue laterali, in stucco, rappresentanti Santa Lucia e Santa Caterina, furono aggiunte nel 1707.
Nel 2000 sono stati avviati alcuni interventi di restauro, finalizzati al recupero della facciata della chiesa di San Desiderio e del campanile si può riscontrare come nella zona dell'orologio sia stato eseguito il consolidamento del quadrante, e si sia intervenuto nella decorazione nella parte superficiale dello stesso, nello sfondato delle finestre della cella campanaria e nel relativo sottarco; stesso intervento si distingue nei vari prospetti. Nella parte sottostante la cella campanaria, all'altezza dell'orologio, sono state riaperte le finestre, una per lato, che erano state oggetto di tamponamento murale; attualmente sono tamponate da lastre di vetro trasparenti.
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